Titolo: Le bambine dell'Avana non hanno paura di niente
Autore: Bianca Pitzorno
Casa editrice: Il Saggiatore
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12 euro
Trama:
Le autobiografie di tre straordinarie donne cubane che narrano la propria infanzia anticipano un racconto di Bianca Pitzorno: quattro sguardi su Cuba per comprendere una storia dell'isola non più secondo interpretazioni ideologiche, ma attraverso due secoli di lotta per la democrazia. La prima sezione del libro si deve alla penna della contessa Mercedes de Merlin, nata a Cuba nel 1789 e morta a Parigi nel 1852. L'isola è una colonia spagnola e la piccola viene affidata a una giovane bisnonna che l'alleva senza regole. La seconda autobiografia è di Renée Mendez Capote: nata nel 1901, la sua infanzia coincide con i primi anni di "pseudorepubblica" che seguono la guerra d'indipendenza. Soledad Cruz Guerra è invece una giornalista e scrittrice cubana nata nel 1952 da genitori poverissimi, che grazie al trionfo della rivoluzione può andare a scuola e all'università. Infine il racconto di Bianca Pitzorno sull'infanzia di oggi attraverso le voci delle bambine dell'Avana.
Recensione:
La storia di un Paese raccontato attraverso gli occhi delle donne, ma non donne qualsiasi, delle scrittrici di Cuba, tutto attraverso le loro biografie. Questa tecnica era già stata utilizzata in altri saggi, ma risulta sempre efficace, in questo caso, persino fresca, dato che le biografie utilizzate sono quelle delle scrittrici da bambine.
A parte il primo paragrafo della prima biografia, la narrazione procede scorrevole, alle vicende personali si intrecciano i fatti storici che hanno più o meno influenzato le loro vite.
L'unico ostacolo che ho trovato è stato l'incipit di Mercedes De Merlin, un po' borioso e presuntuoso, perché non definisce se stessa come una scrittrice. Nella prefazione i suoi scritti vengono presentati come appartenenti al genere delle Confessioni tipicamente romantico, quindi...
Ah Ah! Mercedes, sei una scrittrice!
Tornando seri, questa recensione è difficile da fare, ci sarebbe da dire di tutto, ma non può che essere positiva. Tra una biografia dell'altra vi sono notizie storiche che servono a dirci che cosa accadde alle scrittrici, una volta conclusa la loro infanzia, cosa successe nel frattempo a Cuba, per meglio introdurre la biografia successiva o le interviste finali alle bambine che vivono oggi all'Avana.
A parte le difficoltà iniziali già citate, la scrittura è scorrevole, fresca e molto allegra. Cominci e dopo un po' ti ritrovi alle ultime pagine, scorrendole e cercando di far uscire altre pagine che devono per forza essere nascoste lì da qualche parte, perché la storia non può essere tutta lì, cavolo!
Le infanzie colorate e spensierate delle protagoniste sono alle volte attraversate dagli avvenimenti storici, che possono essere una svolta importante nelle loro vite o semplicemente una strada asfaltata oppure un pretesto per poter giocare alla guerra nonostante siano bambine.
Di tutte le biografie mi è piaciuta di più l'ultima, quella di Soledad Cruz Guerra, vince di poco su quella di Renée Mendez Capote. Soledad mi è piaciuta per la sa spennsieratezza, per la sua famiglia "allargata" in cui i vari fatti storici hanno sempre comportato almeno una discussione in famiglia che terminava in maniera più o meno seria.
Consigliatissimo.
Pro: Fresco, dolce e amaro allo stesso tempo.
Contro: Non è possibile un seguito.
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