lunedì 26 gennaio 2015

Lotto Reading Challenge #1

Lotto Reading Challenge: Un libro con la copertina verde


Volevo pubblicare il post tra un paio di giorni, ma ho premuto "Pubblica" e non so come rimediare


Titolo: Le ragazze di Kabul

Titolo originale: Lipstick in Afghanistan
Autore: Roberta Gately
Casa editrice: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 5,90

Pagine: 352

Trama:
Due destini che si incrociano, sulle labbra il colore rosso della passione. Elsa è americana, ha ventidue anni e fa l'infermiera in un piccolo villaggio dell'Afghanistan. Ogni giorno i suoi occhi vedono povertà, dolore, orrore e devastazione. Ma Elsa è una donna coraggiosa e ostinata e continua a lavorare senza sosta. Si adatta ai costumi locali e indossa il burqa, senza però rinunciare alla sua grande passione: il rossetto. Nascosta sotto abiti pesanti, Elsa ogni mattina continua a colorare le sue labbra. Rosso ciliegia, malva, rosa, sfumature che l'aiutano a sorridere e ad andare avanti, anche quando la legge sanguinaria dei talebani arriva nel suo villaggio. Parween è una giovane e ribelle afgana, che come Elsa non si piega alla repressione del regime. I talebani le hanno ucciso il marito e lei vuole vendetta. Sarà proprio un rossetto, ritrovato per caso dopo la spaventosa esplosione di un autobus, a farle incontrare. È l'inizio di un'amicizia che cambierà per sempre la vita di entrambe.

Recensione:
Prima di passare a recensire il libro voglio usare due righe di sfogo contro la traduzione italiana del libro. Perchéééé???? Perché? Cosa c'era che non andava in Lipstick in Afghanistan, ovvero Un rossetto in Afghanistan??? Perché una volta finito il libro, Kabul l'hanno nominata una sola volta per via della cugina dell'amica della suocera del parrucchiere che vive lì. Ma stiamo scherzando? Possono darmi tutti i motivi di merchandising del mondo, il titolo originale attirava comunque di più. Il filo narrante è proprio quello, il rossetto che sembra passare di mano in mano alle tre protagoniste. Marian e Parween e poi Elsa, l'operatrice umanitaria. Viene passato di mano in mano e vedi il significato simile e diverso che le tre donne gli danno. Elsa lo mette tutti i giorni, anche sotto al burqa, quasi a conservare la sua identità, per farsi bella,  Marian e Parween iniziano per gioco, poi diventa quasi una ribellione, anche se molto tiepida, in pieno regime talebano. Tutte e tre lo fanno per vedersi più belle.

La storia a cui si è ispirata l'autrice, una vera operatrice sanitaria, è quella che si narra in Afghanistan su una donna che combatte il regime dei talebani vestita da uomo. Non si sa se si tratta di una storia vera o soltanto di una diceria, tanto basta per raccontare una storia che potrebbe essere vera anche in parte. Mariam e Parween sono amiche fin dall'infanzia, le loro strade si separano una volta adulte per via del matrimonio: Parween sposa un giovane del villaggio, Mariam diventa la terza moglie di un vecchio che abita lontano. Sembra quasi che venga lanciata una moneta in aria per entrambe, una perde, l'altra vince. Nonostante questo, la guerra infuria e anche la vita farà conoscere a entrambe le donne il suo lato più atroce, fino a condurle da Elsa. 
Elsa viene da una vita difficile in America: non ci sono i razzi laggiù, ma non per questo non vuol dire che non si sia trovata a lottare. Per vari motivi si trova a lavorare in Afghanistan grazie a un impiego delle Nazioni Unite ed è quando la tragedia più grande si abbatterà nella vita delle due giovani Afghane lei arriverà e non porterà solo soccorso medico, ma anche un punto di vista occidentale, sorpresa, criticità, ma soprattutto si innamorerà di questo paese che sembra l'inferno in terra.
L'unica pecca (forse) è dovuta a qualcosa che è andato perso durante la traduzione, infatti in alcuni punti mi sembrava che il linguaggio fosse troppo semplice e sbrigativo rispetto ad altri punti, come a non voler dare il giusto peso agli eventi.
Per chi ha già letto "Mille splendidi soli" questa storia sembrerà familiare, ma se quest'ultimo parla di qualcosa di eccezionale, Lipstick in Afghanistan (mi rifiuto di usare il titolo italiano)  è quasi una storia che parla di eventi "normali" in quella parte del mondo. Meena e Amena sono due personaggi minori che quasi confermano la mia opinione. E non vi dico di più su di loro per non fare spoiler. In fin dei conti è stata una lettura piacevole, né troppo pesante né troppo impegnativa e allo stesso tempo interessante.... e questa recensione non può andare oltre, pericolo spoiler!

Pro: Emozionante, bello, leggero e allo stesso tempo travolgente.

Contro:  Vorrei leggere la versione inglese per vedere se davvero il linguaggio è quello che penso...

4 commenti:

  1. Ahahaha! :D il tuo sfogo mi ha fatta ridere come una stupida! Comunque u.u ho letto il libro tanto tempo fa e mi era piaciuto :) non è che avessi grandi aspettative, però. Invece "mille splendidi soli" mi è entrato dentro *-*

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  2. In effetti sono libri che trattano argomenti molto simili, solo che ti fai delle aspettative che vengono deluse perché l'autrice non è Hosseini... per lo sfogo... se guardi gli altri post e ne sono almeno un paio in cui ci sono i miei cinque minuti :D

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  3. Intanto ciao <3 Sono una nuova lettrice fissa! :)
    Questo libro non è molto il mio genere, anche se, devo dire che, se si fosse chiamato Un rossetto in Afghanistan mi avrebbe incuriosita molto di più. Quindi, per quanto possano essere scelte di marketing, a mio parere non sortiscono effetti positivi!!! Almeno su di me...

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  4. Completamente d'accordo!! I titoli "riadattati" sono sempre una ciofeca. O quasi. Benvenuta nel mio angolino, fai come se fosse casa tua ^-^

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