venerdì 14 aprile 2023

RECENSIONE | Under the whispering door

Si, sono sparita, di nuovo.
Dovevo studiare/lavorare/fare cose e il blog è stato messo da parte per organizzare tutto il resto.
Sono sopravvissuta? Eh. Chiedetemelo prossimamente.
La verità è che la mia vita è diventata un caos enorme, studio, lavoro, manda cv, visite mediche. Stop. Ripeti daccapo. In tutto questo cerco di far quadrare tutto, trovare dei momenti di calma in cui seguire il blog (e tutto in generale), ma non sempre ci riesco.



 La bozza di questo post è stata fatta circa 15 minuti dopo averlo finito di leggere, dopodiché è rimasta in bianco perché dovevo versare ancora qualche lacrima.
Cioé tutte le lacrime da me producibili.

Questo è uno di quei libri che ti entrano nel cuore, quelli belli che ti portano a riflettere su tante cose tra una pagina e l'altra. Ed è anche il motivo per cui Klune è entrato nella lista di autori preferiti.

(Se queste dovessero rivelarsi le ultime parole famose e Klune decidesse di pubblicare qualche cagata cavolata, non mi ritengo responsabile. Patti chiari e amicizia lunga!)


Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.

E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad "attraversare", Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto.

Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.


Letto in inglese.
Comincia tutto il giorno prima della morte di Wallace Price, un uomo d'affari e... un grandissimo stronzo. 
Vi ricordate Scrooge, di Canto di Natale? Ecco, Wallace è quello che licenzia la fedele dipendente, dopo anni e anni di servizio, per un errore. Un lungo servizio non vale nulla e la povera donna viene portata in lacrime alla porta dalla sicurezza (assieme alla sua voglia di prenderlo a schiaffi).
Dieci pagine ed è già chiaro che non è esattamente un tipo per cui faresti il tifo.
Wallace però non ha il tempo di pensare di aver fatto una cazzata, che si risveglia al suo funerale...

Inizia qui la parte più interessante (e riflessiva).
Per certi versi mi ha ricordato Aristotle and Dante discover the secrets of the universe, soprattutto per la scrittura introspettiva. Una grossa parte del libro è incentrata sul fatto che Wallace è morto, quel che fatto è fatto e lui non può più farci niente.
Episodi come il licenziamento della sua impiegata, maturare di aver sbagliato, portano veramente a qualcosa se ormai l'ultima parola è già stata detta?


Ironicamente lo aiutano le persone che lo circondano, ma questa crescita ha il sapore amaro di essere arrivata troppo tardi, non importa cosa ne dicano Hugo il Traghettatore (da me ribattezzato Caronte), Mei la Mietitrice, Nelson e Apollo, i due fantasmi che rimangono lì perché hanno le loro questioni in sospeso... 
Un cane fantasma è una cosa ironica, perché possiamo capire facilmente quelle di Nelson, il nonno di Hugo, vecchietto scorbutico dal cuore d'oro. 
Apollo è un cane. 
E quando i cani hanno una questione in sospeso sai già che piangerai.
SPOILER:
Apollo era il cane di Hugo, che lo aiutava a superare i suoi attacchi di panico, prima e dopo l'assunzione come Caronte per l'aldilà. Non ha ancora attraversato perché non vuole lasciare Hugo, ancora preda degli attacchi di panico.
FINE SPOILER


Ma tutto questo è anche un'ottima riflessione sul cosa c'é dopo, sulla domanda "sto sprecando la mia vita?" e tanto altro.


Sembra quasi un po' troppo filosofico ed in effetti per un paio di pagine lo è... e poi succedono COSE, perché i Mietitori e Caronti sono esseri umani e non sono affatto perfetti. Mei e Hugo sono dei dolcini, ma gli altri? 
Sono sempre essere umani, sia nella parte migliore che in quella peggiore.


Se per Wallace il post morte è un'esperienza unica, per Mei e Hugo non è così. Loro accoglieranno anime infinite, dovranno sentire le storie delle loro vite, accompagnarli nell'accettazione, fino al momento in cui dovranno passare oltre. 
Un lavoro già infinito di per sé, senza contare quando si litiga con il piano superiore...

Leggetelo e poi passate di qui per i fazzoletti.

Ah, questo era il trecentesimo post del blog ;)

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