giovedì 7 maggio 2015

RECENSIONE | Le campane di Bicêtre

Titolo: Le campane di Bicêtre
Titolo originale: Les Anneaux de Bicêtre
Autore: Georges Simenon
Casa editrice: Adelphi
Anno di pubblicazione: 1963
Prezzo: Non in copertina, Amazon dice tra i 16 e i 18 euro

Trama:
 Quando comincia a riprendere conoscenza in una delle uniche due camere singole dell’ospedale di Bicêtre, René Maugras, direttore del principale quotidiano parigino, di quanto è avvenuto la sera precedente ricorda poco o nulla: sa che era a cena, come ogni primo martedì del mese, nella saletta privata del Grand Véfour (uno dei più antichi ristoranti della capitale, e anche uno dei più esclusivi) con un gruppo di amici i quali, come lui, possono considerarsi a giusto titolo, ciascuno nel proprio campo, dei personaggi molto, molto importanti – degli uomini arrivati, come si dice. A un certo punto era andato alla toilette, e lì (come scoprirà più tardi) lo avevano trovato, privo di sensi, un quarto d’ora dopo. Sa quindi di essere vivo, e dai luminari convocati al suo capezzale si sente dire che guarirà, che ricomincerà a muovere il braccio destro, che potrà di nuovo parlare. Ma René Maugras sa anche un’altra cosa: che non gli importa. A poco a poco, attraverso il groviglio di pensieri e di ricordi che gli affollano la mente, si fa strada una domanda: «A che scopo?». A che scopo essere diventato un personaggio importante, a che scopo essersi dato tanto da fare – a che scopo vivere, in definitiva? Mentre tutti – i medici, le infermiere, i vecchi amici, la figlia, una vecchia amante e una giovane moglie – si chiedono che cosa gli passi per la testa, e se non sia tentato di abbandonare la partita, Maugras, con la lucidità di una solitudine interiore spogliata da ogni maschera, fa un bilancio impietoso della propria esistenza, interrogandosi sul senso di quanto hanno fatto lui e quelli come lui per diventare ciò che sono. E soprattutto si interroga sull’essere che gli sta accanto da anni: sua moglie Lina, che per lui è diventata quasi un’estranea, e che sta sprofondando nell’alcolismo.

Recensione:
Una mia insegnante aveva un modo di dire molto buffo quando un'esercitazione o qualcosa in generale risultava parecchio difficile: Dopo questo, un parto gemellare è una passeggiata. Se stai leggendo, ciao e ti voglio bene. 
Ammetto che questo libro non è stata una lettura né semplice né leggera, sin dai primi capitoli ho pensato "ma dove mi sono andata a cacciare". Lo stile dell'autore e il procedere lentamente per gradi mi hanno fatto pensare che forse è necessario leggere prima un libro che ti spiegasse come leggere Le campane di Bicêtre. 
L'inizio è tramautico, il protagonista è ricoverato in ospedale e si risveglia paralizzato nel suo corpo. E' una paralisi temporanea, ma il mondo sembra crollargli addosso, niente ha più senso per lui, ogni pagina trasuda un dolore cieco che sembra quasi represso. 
Eccomi spiegato perché la lettura risultava difficile, odio questo tipo di sentimento in un libro,l' ho odiato soprattutto perché lo vedevo talmente ben descritto da risultarmi reale, mi sembrava di sentirlo come fosse mio. Un altro motivo può essere la descrizione di come i medici trattano il paziente, o meglio, il protagonista sente che stanno curando la malattia, come se l'aspetto umano fosse solo secondario. Si affollano intorno al suo letto, ma ciò che interessa loro non è la persona che è sdraiata lì, è il suo male che attira l'attenzione.
Per spiegarmi meglio userò una puntata di un tipico medical drama: 
"Cos'abbiamo qui?"
"Ictus con emiplegia"
"Come è stato trattato?"
"Iniziale coma farmacologico, aveva del muco in gola, è stato messo in questa posizione anche per far defluire meglio il sangua al cervello" 
Terribile ma vero, sembrava di avere una Cristina Young con la panza e i baffi della prima metà del Novecento. 
Molte cose non mi erano chiare, soprattutto perché avessi scelto di leggere questo libro, finché non ho dato un'occhiata alle recensioni su Goodreads che hanno confermato i miei pensieri iniziali: c'è davvero bisogno di un'introduzione che ti spieghi in che guaio stai andando a cacciarti.
Altra cosa che ho notato: c'è una parte che é "tutta dentro" e una "fuori", rispettivamente quando René non può parlare e quando comincia la riabilitazione.
Qui non c'è esattamente una storia, se c'è, questa passa totalmente in secondo piano perché in primo piano c'è l'uomo malato e tutta la sfera di emozioni e sensazioni che prova.
L'impatto iniziale era risultato così sgradevole perché era crudo e vero, tutte le sensazioni provate dal protagonista sono quelle di una persona sofferente che si risveglia in ospedale senza sapere cosa sta succedendo.
Un'altra domanda che il lettore si pone è "Perché le campane del titolo? Cosa c'entrano?"  Le campane in questione si presentano già nel primo capitolo e in quelli successivi, non c'è una spiegazione o una riflessione filosofica e di questo sono grata all'autore, ma per chi volesse sapere la mia opinione, le campane sono l'unica presenza del mondo esterno anche quando René, il protagonista, è compleamente chiuso nel suo guscio per via della malattia.
Davvero una bellissima uscita dalla mia confort zone.

Pro: Va letto.
Contro: Non leggetelo in contemporanea con "La Storia Infinita"

4 commenti:

  1. Un libro che da da riflettere - direi..... senza averlo che sembra cupo e triste .....
    Non deve essere male ma penso che per leggerlo devi essere su di giri ;-) ..... altrimenti con tutta l'allegria che esce da questo libro ..... poterebbe venire voglia di tentare il suicidio a qualcuno :-) Dal titolo sembra un libro più allegro e sereno :-)
    Belle le campane come richiamo al mondo esterno per il protagonista chiuso nelle sue riflessioni.
    Se ti piacciono gli Ebook fatasy fai un giro al Rifugio http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/ è ancora in corso fino al 13 maggio un giveaway. Ci sono in palio Ebook fantasy
    Un saluto ed a presto

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  2. Complimenti per la recensione!!! :)
    Adesso ci mediterò seriamente su, ma credo che finirà presto in wish list :)

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    1. Se lo scegli, sappi che è un libro che pretende molta attenzione :)

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