lunedì 19 settembre 2022

Recensione | Artù


Persa nei meandri del mio blocco del lettore, ho deciso di provare una sfida di lettura (Bookish games su Instagram) e lasciare che il mio istinto competitivo facesse il resto.
Siamo andati oltre le mie più rosee aspettative: sono riuscita finalmente a leggere questo libro, lasciato a prendere polvere da anni.


Dopo Merlino, il demiurgo dell'utopia, e Morgana, il suo lato oscuro, eccol'ultimo protagonista di questa triade indissolubile: Artù.Affascinato dal puro ideale, ma invischiato nell'esercizio del potere. Artùconsacra i suoi giorni alla costruzione del sogno di Merlino, diffondendo lasua legge, riorganizzando le province, l'amministrazione e la forza militaredell'Impero. E intanto Mordred, il figlio dell'incesto, gli cresce accanto,straordinario guerriero e servitore devoto della Tavola, ma animato da unozelo eccessivo e intollerante, istillatogli da Morgana come arma destinata adistruggere ciò che crede di difendere.


Artù è l'ultimo libro di una trilogia, preceduto dai volumi su Merlino e Morgana
I primi due si focalizzano sulla nascita della Tavola Rotonda, tutti gli avvenimenti che hanno portato alla sua creazione e infine la relazione di Morgana e Artù, fino alla conseguente nascita di Mordred. Questo è il tassello finale (e menomale).



La storia comincia dal pensionamento dalla scomparsa di Merlino. Ne segue un immenso vuoto nel cuore di Artù, per la prima volta da solo alla guida del progetto creato e portato avanti da quella che a tutti gli effetti è la sua figura paterna. 
Il grande mago barbuto se n'é andato per un motivo la pensione, mannaggia ossia che Il Progetto, L'Idea ha avuto modo di crescere per anni, ora è arrivato il momento cruciale: lasciare che viva senza di lui.
Artù reagisce in un solo modo: ha bisogno di uno psicologo. 
Se da un lato è una figura politica, ha le capacità (vedi il progetto di mettere Lancillotto & co. sui troni dei vicini), dall'altra è un uomo solo, seduto su un trono, con un enorme vuoto attorno. Il suo consigliere più fidato lo ha abbandonato, mentre il suo più grande amore, un amore malato, lo ha abbandonato ed è in esilio. Per quanto ci provi, è incapace di instaraure legami affettivi che non farebbero impallidire qualsiasi terapeuta.
Nei libri in genere o non posso soffrire Artù o gli voglio bene, qui è un'altra storia. Non me la sento di criticarlo perché è un uomo solo che deve fare da babysitter a metà di quelli che lo circondano E a sé stesso.

Arriviamo alla coppia più famosa: Ginevra e Lancillotto. 
Da come ho descritto Morgana, è facile intuire che Ginevra non ha vita facile. Infatti il matrimonio con Artù non funziona proprio per questo: Ginevra non è Morgana, per questo per lei non ci sono speranze di trovare la felicità con Artù.
Non tutti i mali però vengono per nuocere, ed ecco che la giovane regina cerca consolazione tra le braccia di molti altri, prima di trovarla con Lancillotto. SPOILER IN BIANCO:  Peccato però che Lancillotto abbia la metà dei suoi anni, sia praticamente il toyboy di Ginevra e lei se ne infischia di lui.
Chi porterà scompiglio, all'interno di quello che è a tutti gli effetti un castello di carte, è colui che porterà Camelot alla rovina.
Mordred: personaggio interessante, dal destino atroce perché non riesce a non essere soltanto una pedina di sua madre. 
La bomba lanciata all'interno di una stanza di vetro, in attesa di esplodere.
é interessante come incarni gli stessi valori della Tavola, ma in quanto figlio dell'incesto, simbolicamente li rappresenti anche in forma estremista e degenerata. Sarà questo a far crollare tutto.

C'è una parte del sottotesto che mi ha intrigato particolarmente: è dato ad intendere per buona parte del libro che Mordred sia gay. C'è un confronto molto acceso tra lui e Galvano nel momento in cui viene rivelato il tradimento di Ginevra, a mio parere essenziale per capire meglio il personaggio.
Mordred predica i valori della famiglia tradizionale di onestà, di ciò che rappresenta la Tavola Rotonda, valori che Ginevra ha tradito nel momento in cui ha tradito Artù.
Galvano gli risponde a tono, parafrasando il testo: "piantala che lo sappiamo che sei in fondo all'armadio". 
Mordred è sconvolto, non sa come reagire, quasi viene nuovamente alle mani con il cugino.
Ancora più tragica per Mordred è la risoluzione nella battaglia finale: sentendo arrivare a cavallo qualcuno alle sue spalle, si gira e mena un colpo rabbioso con la spada. Ahimé, altri non è se un amico carissimo... o forse più di un amico? In fondo è circondato dagli amici di un tempo, persone con cui è cresciuto e che ha amato.
A rincarare la dose è che il colpo è stato violentissimo, ma non fatale. 
Il cavaliere, tra le sue braccia, lo supplica."Se vuoi provarmi questo amore..."
Mordred da il colpo di grazia: se c'era speranza di redenzione, questo è il momento in cui questa scompare totalmente.

Galvano: una delle poche gioie di questo libro, forse uno dei pochi motivi per cui sono arrivata alla fine. Non pensavo avrei mai pronunciato la frase: "Almeno Galvano è un fuckboy", eppure eccomi qui. 
Irriverente, con una corona che gli sfiora il capo, non vuole governare, rifiuta il suo destino e gira la
Bretagna in cerca di avventure.
Di tutti i personaggi, tifavo spudoratamente per lui, soprattutto perché in quella che si è rivelata una lettura orribile, lui era forse l'unico di cui mi importasse qualcosa.
La sua ultima scena nel libro è stata straziante. Tragico, comico e Shakespeariano fino alla fine, ho rivisto un parallelo con la battaglia finale nel Riccardo III. E qui mi incazzo, perché se le idee interessanti ci sono, i personaggi pure, perché cavolo non riesce ad uscirne un libro, se non scorrrevole, almeno intrigante? In teoria sulla carta c'è già tutto.

Insomma, una lettura interessante se avete letto altri libri della trilogia e volete fare la comare di paese capire come l'autore gestisce la caduta di Camelot. Tolta la vena curiosa, soltanto il volume su Morgana ne vale al pena.

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