Si, sono sparita, di nuovo.
Dovevo studiare/lavorare/fare cose e il blog è stato messo da parte per organizzare tutto il resto.
Sono sopravvissuta? Eh. Chiedetemelo prossimamente.
La verità è che la mia vita è diventata un caos enorme, studio, lavoro, manda cv, visite mediche. Stop. Ripeti daccapo. In tutto questo cerco di far quadrare tutto, trovare dei momenti di calma in cui seguire il blog (e tutto in generale), ma non sempre ci riesco.
La bozza di questo post è stata fatta circa 15 minuti dopo averlo finito di leggere, dopodiché è rimasta in bianco perché dovevo versare ancora qualche lacrima.
Cioé tutte le lacrime da me producibili.
Questo è uno di quei libri che ti entrano nel cuore, quelli belli che ti portano a riflettere su tante cose tra una pagina e l'altra. Ed è anche il motivo per cui Klune è entrato nella lista di autori preferiti.
(Se queste dovessero rivelarsi le ultime parole famose e Klune decidesse di pubblicare qualche cagata cavolata, non mi ritengo responsabile. Patti chiari e amicizia lunga!)
Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.
E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad "attraversare", Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto.
Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.